Il mio viaggio del 2007

 

Partenza il 30 settembre 2007 dall’aeroporto di Malpensa ed arrivo il giorno successivo a Maputo, capitale del Mozambico, dopo un volo Milano - Lisbona ed un volo intercontinentale che non finiva più. All’arrivo mi attende Padre Aurelio che mi accompagna alla missione di Marracuene dove ha sede il CIM (Centro Integrazione Marracuene), una delle missioni della congregazione Sacra Famiglia. Durante il tragitto di andata l’impatto con l’Africa è subito forte e diretto; miseria e povertà sono qui la normalità che per noi veramente tragica.

A Marracuene vengo accolto come un vecchio amico che non si vede da tempo, la gentilezza e la fratellanza con cui vengo ospitato sono quelle di una famiglia a tutti gli effetti ed è un atteggiamento veramente disarmante.

Qui ho l’onore di dare una mano come posso ed oltre a sistemare i vari pc dei padri ed ha fare un po di riparazioni varie, mi viene presentato un piccolo gruppo di ragazzi che vorrebbero imparare ad usare il pc e tra di loro spicca, per l’attitudine alle nuove tecnologie, Alberto, un ragazzo di 19 anni che vive nel centro perché orfano.

Mi dedico all’insegnamento delle nozioni di base sia sull’utilizzo che sull’assemblaggio dei personal computer, poca roba, ma in questo contesto sociale quella che io ritengo una infarinatura di base è per loro un insegnamento di alto livello. Anche se è difficile comprenderlo, qui ciò che per noi è scontato per loro è molto spesso irraggiungibile.

Mi impegno molto nel seguire i ragazzi e cerco di integrarmi fra loro anche se il tempo a disposizione è poco. Insegnare, mi dicono, è la ricchezza più grande che si può donare da queste parti, infatti una persona che oggi impara una professione o un’arte, domani potrà metterla a frutto e guadagnarsi da vivere e per me, sapere questo, rende tutto ancora più importante.

I giorni passano, la famiglia mi manca è ovvio, ma nella missione di Marracuene sto veramente bene ed i miei sforzi danno i loro frutti, i ragazzi, ed in particolar modo Alberto imparano e nel frattempo abbiamo sistemato ed acquistato altri pc.

Con i padri ho un rapporto di fratellanza mai provato ed è veramente interessante discorrere degli argomentipiù disparati nei momenti della giornata in qui ci troviamo insieme come a tavola davanti ad un buon piatto di pasta, eh si ….. nelle missioni italiane pasta e caffè non mancano mai! Qui quattro missionari fanno il miracolo: Padre Agostino si occupa dell’asilo che gestisce tra mille difficoltà ma quando vedi tutti quei bimbi che sorridono e giocano ti si apre il cuore; Frate Alessandro si occupa del collegio della missione gestendo ragazzi e ragazze anche in età adolescenziale seguendoli nella scuola e cercando di avviarli ad una conoscenza professionale che li renda indipendenti una volta diventati adulti; Padre Aurelio si occupa della pastorale portando la parola del signore nei cuori di questa povera gente, ma non scorderò mai quel giorno con lui aMaputo a visitare il mercato sulla discarica e di fianco i bambini che facevano il bagno nello scolo fognario; Padre Gianmarco si occupa invece del seminario della difficile missione di trovare, istruire e crescere spiritualmente i futuri padri che porteranno la parola del signore in giro per il mondo.

Nel periodo passato a Marracuene ho l’opportunità di accompagnare quasi quotidianamente i padri nelle loro varie faccende da svolgere a Maputo o nei villaggi limitrofi, ed ogni giorno è un’esperienza irripetibile tra le strade ed i vicoli della città dove la gente vive sulla strada commerciando qualsiasi cosa che possa portare alla sussistenza giornaliera.

Durante la mia permanenza in Mozambico passo anche una settimana nella missione di Maxixe, località situata a circa 500 km a nord di Maputo che si affaccia sull’oceano; qui, oltre a conoscere la realtà universitaria gestita dalla Congregazione Sacra Famiglia, ho l’opportunità di aiutare Eben, l’addetto alla sala informatica dell’università, nella riparazione e riconfigurazione di alcuni pc.

Tenere in buone condizioni una sala di 30 pc che serve un bacino di utenza di ben 150.000 persone è una bella responsabilità.

Le strade sono una cosa impressionante, piene di giovani che vanno e che vengono, tutti a piedi, tutti indaffarati; sembra di stare all’interno di uno di quei grandi college americani, qui però siamo in Africa ed il paragone mi sembra sinceramente un po’ azzardato.

A Maxixe ho l’opportunità di girare nei villaggi aiutati dalla congregazione e di vedere la vita dell’Africa vera, senza nessun filtro.

Villaggi di 15 - 20 capanne dove donne con i bambini in spalla coltivano il loro piccolo ed arido orto, dopo ovviamente aver fatto 3 ore di cammino per andare e tornare dal pozzo più vicino per prendere l’acqua, ovviamente sempre con il figlio a spalle.

Visito anche la missione in costruzione di Mongue, qui presta la sua opera padre Vittorio che sta ristrutturando una vecchia missione abbandonata ai tempi della guerra civile e che ora sogna diventerà un’altra missione con cui la congregazione potrà aiutare un altro pezzettino d’Africa. Al mia arrivo vengo accolto da padre Michel, di origine africana ma con diversi anni di esperienza in Italia ma che ha deciso di tornare nella sua terrà, e non gli do neanche torto!

L’accoglienza è sempre di sincera cordialità e con mia meraviglia, anche qui dove non c’è praticamente nulla, trovo la classica moka ed un buon caffè caldo all’italiana, un pezzettino di casa anche cosi lontano riscalda sempre il cuore.

Qui inoltre hanno anche costruito 5 piccoli bungalow all’interno della grande piantagione di cocco che si affaccia sulla spettacolare baia, per viaggiatori, turisti, o persone che vogliano immergersi nella natura, lasciarsi lo stress e la civiltà lontani e vivere una esperienza di pace, di missione e di semplicità.

(Stefano Mongilello)