Una nuova domenica, una nuova comunità: 

Hobjana

 

Ti partecipo un’altra domenica vissuta con un’altra comunità, dopo che un’altra settimana è già trascorsa. I giorni scorsi sono stati soleggiati e alternati da altri nuvolosi e piovosi, accompagnati da vento a volte piacevole e altre fastidioso. In questi ultimi giorni caldi, però, il sole aveva seccato il terreno e asciugato le pozzanghere. Quest’ultimo sabato c’erano 36 gradi all’ombra. Ieri domenica, invece, il giorno era nuovamente nuvoloso e la temperatura abbassata di dieci gradi e in serata anche di quindici.

Alle sei e trenta uscii di casa e mi diressi al fiume. Il batelão (ancora fuori uso) non era ancora entrato in servizio e per raggiungere la comunità di Hobjana situata al di là del fiume non rimaneva che andare a piedi. Giunto al fiume ebbi la fortuna di attraversalo subito. Due giovani erano già in servizio di buon ora per tutti coloro che necessitavano di tale mezzo e, remata dopo remata, in poco tempo spinsero l’imbarcazione all’altra sponda del fiume. La barca - nonostante il suo aspetto non la presentasse bene - al suo interno era sorprendentemente asciutta. Era notevolmente in migliori condizioni rispetto a quelle delle altre domeniche, che mentre si attraversava necessitavano che qualcuno con una specie di secchio buttasse fuori l’acqua che dal fondo entrava. 

La strada che dovevo percorrere era in buone condizioni, rispetto a quella delle altre domeniche. Era stata livellata, le buche riempite e i dossi spianati. Non necessitava più - come ricordavo, percorrendola in macchina - di andare a passo d’uomo per le pessime condizioni del fondo stradale. Dopo qualche decina di metri, mi meravigliai di incontrare il nuovo cartello stradale che era stato messo per indicare la distanza (6 km) che rimaneva da percorrere per arrivare a Hobjana, la comunità cui mi stavo recando. Ho sempre pensato che la distanza fosse inferiore rispetto a quella che oggi vedevo sorprendentemente indicata. Era piacevole camminare di buon ora, l’aria era gradevolmente calda e apprezzabile sentirla accarezzare la pelle, mentre uno dopo l’altro i grani del rosario passavano tra le mie dita.

Lasciai la strada e intrapresi il sentiero per accorciare il percorso. Mentre calpestavo quella terra il pensiero mi fece ricordare che un tempo era una risaia lo stesso terreno ora incolto, che il riso - al tempo del colonialismo portoghese - abbondava in Mozambico e veniva esportato, contrariamente ad ora che viene importato, perché la produzione nazionale non basta a soddisfare le necessità. Incontrai alcune persone con le quali scambiai un sorriso e il buon giorno. Il cielo sembrava minacciare pioggia e a metà strada iniziò a piovigginare. Gradualmente la pioggia aumentò la sua intensità. Mi preoccupai di proteggere la borsa perché non si bagnasse il messalino, il camice e il necessario per celebrare la messa. Poco a poco sentivo i bagnati pantaloni aderire le gambe e rinfrescarle. La strada cominciava a diventare scivolosa per il fango, che si incollava sotto i sandali e rendeva la suola più alta di spessore e nel frattempo appesantiva il passo. Non c’erano alberi per ripararsi. Pur tuttavia era piacevole il silenzio e la pace che regnavano nella vasta e incolta pianura della savana. In lontananza vedevo la zona alberata della comunità di Hobjana che sempre più si avvicinava, man mano che dietro di me lasciavo impresse le impronte del mio passo che sembrava strappare lo strato del terreno bagnato. Prima di raggiungere la comunità la pioggia cessò e l’aria calda - come un fono - cominciò ad asciugare.

Approssimandomi alla cappella, vidi le donne al suo interno che piegate e curve con dei ramoscelli stavano pulendo il pavimento dalle carte di quaderno che durante la settimana gli scolari vi avevano buttato per terra. Infatti, la stessa cappella durante la settimana si trasforma in aula scolastica. Notai che molti vetri erano rotti e altri mancavano. Si faceva prima a contare quelli che ancora erano intatti che contare i mancanti e i rotti. Gli sguardi s’incrociarono e vidi i lori volti caldi e luminosi come il sole. Mi vennero incontro, mi salutarono…

La stessa fede ci univa, ci disponeva a pregare insieme, ad accoglierci come fratelli e sorelle, nonostante la diversità del colore della pelle, della lingua, della nazionalità. Nella data di ieri ricorreva il sesto anniversario della morte di mia madre.

Alla fine della celebrazione, alcune donne anziane - col canto e la danza - manifestarono - a nome della comunità intera - la loro felicità per rivedermi tornato e presente tra loro. A seguire, una danzante fila indiana di tutti i presenti in canto mi venne incontro - secondo la loro tradizione - per darmi il benvenuto. Ciao e un abbraccio, p. Ago