Nuova domenica: Macaneta

 

Dopo una decina di giorni con tempo incerto - alternato da giornate soleggiate e altre piovose e nuvolose – ieri è stata una domenica calda con cielo sereno e sole. All’alba si presentava per me un'altra domenica con la solita camminata per raggiungere la comunità. Il batelão per traghettare la macchina oltre il fiume non era ancora entrato in servizio e nemmeno si sapeva quando poteva iniziare. Provvidenza volle che attraversato il fiume incontrassi un passaggio fino alla cappella e così pure avvenne per il ritorno che mi evitò - un’oretta all’andata e un’altra al ritorno - di brustolire sotto il sole cocente dell’estate ormai alle porte.

La comunità di Macaneta che raggiunsi mi accolse con il benvenuto, come era costume fare nella loro tradizione e come avvenne nelle altre comunità. In quest’ultima domenica, inoltre, erano anche previste le confessioni e così - prima di iniziare la celebrazione della messa - mi recai al confessionale. 

Lo ritrovai come lo avevo lasciato un anno fa, un grande albero e ai piedi del quale l’animatore della comunità portò due

sedie, una per me e l’altra per il penitente. Si stava bene all’ombra dell’albero e accarezzati da un’aria che ora era fresca e poco dopo era calda. Tra un penitente e l’altro, avevo la possibilità di contemplare il paesaggio che – anche se già lo conoscevo – nuovamente lo apprezzavo e catturava l’attenzione. Vedevo i terreni coltivati circondati da sterpaglie verdeggianti e rinvigorite dalle recenti piogge. In altezza spuntavano le verdeggianti piante di banane, con le loro foglie che sembravano orecchie di elefante. In lontananza e all’orizzonte si innalzava come sorniona la collina sulla quale era adagiata la popolata comunità di Marracuene, che tra il verde nascondeva le proprie case lasciandone apparire alcune che – come macchie – contrastavano i colori della natura. Per terra e nella sabbia bianca le formiche correvano come sempre numerose e indaffarate, scavalcando bastoncini e passando sopra le foglie. Altri minuti animaletti catturavano il mio sguardo che li notava muoversi e popolare il terreno sabbioso dell’ambiente sottostante a me.

All’ombra di un albero un gruppetto di ragazze provavano alcune danze che avrebbero accompagnato i canti, mentre dalla cappella provenivano le voci femminili che intonavano e provavano i canti per la celebrazione. Attorno regnava calma, silenzio e pace, mentre una dopo l’altra ascoltavo le persone che chiedevano al Signore la sua misericordia e la sua assoluzione perché Lui potesse tornare per regnare, e potesse donare loro quella pace che nella sua qualità ritempra la fede e le forze delle proprie intenzioni. Era la domenica di Cristo Re che regna dovunque c’è un credente che confida in Lui, che regna in qualsiasi luogo nel quale esiste un credente che non smette di contare sulla Sua invisibile presenza ed è certo che dimora nella propria interiorità. Era la domenica di Cristo Re che per mezzo del credente desidera regnare nell’ambiente dove vive e con chi vive, e come uno strumento nelle Sue mani il Suo regno possa servirsi del contributo di ciascuno perché venga il Suo regno nella vita di chiunque e venga testimoniato perché cresca e maturi sempre più in se stessi e con le persone con le quali si vive. Il mio saluto, p. Ago.