IL NUOVO ANNO 

Una quiete insolita e la musica d’accompagnamento

Il pomeriggio del primo giorno dell’anno avevo accettato l’invito di recarmi a casa di un’anziana signora per un “lanche” (così come lei definiva quello che io per quell’ora chiamo “merenda”), ma che in realtà per me corrispondeva quasi un pranzo (mozambicano). Mancavano qualche minuto alle diciassette quando mi incamminai nel bosco per raggiungere la sua casa. Avevo scelto di andare a piedi. Non era poi così lontana la sua abitazione, in venti minuti si poteva raggiungere. Inoltre, era anche il modo per fare una passeggiata a piedi e scambiare i saluti e gli auguri di buon anno con coloro che avrei incontrato. Era un pomeriggio d’estate molto caldo, soleggiato e ventilato. Grazie al vento piacevole e a volte fresco il cielo era azzurro, limpido e pulito da qualsiasi nube. Per le sabbiose strade e i sentieri s’incontravano soprattutto bambini e ragazzini che giocavano, si sdraiavano e rotolavano nella sabbia, si rincorrevano, si buttavano per terra … ma di adulti o giovani neanche l’ombra. Mi sentivo chiamare per nome da questi piccoli dei quali alcuni di loro frequentavano la nostra scuola materna e altri l’avevano frequentata. Quasi non li riconoscevo, essendo cresciuti e cambiato un poco il loro aspetto. Oltre al fatto che giocando e buttandosi per terra la sabbia si era come incollata al loro sudore, e così conciati quasi non li riconoscevo. 

Percorrendo la strada e passando di zona in zona si sentivano le musiche ad alto volume che provenivano da ogni parte. Ero circondato da alberi, sterpaglie, siepi spinose, un verde lussureggiante che quasi nascondevano completamente le abitazioni, dalle quali proveniva la musica che si sentiva. Mi guardavo attorno e osservavo che le capanne in paglia e tetto in lamiera erano affiancate da baracche in muratura e da costruzioni in prismi che prossimamente avrebbero sostituito le loro primitive case. L’energia elettrica - che in questi ultimi anni raggiungevano in modo capillare i quartieri e le loro abitazioni - stava trasformando la vita della gente. La musica che si sentiva sembrava mostrare il vanto e l’orgoglio della loro superiorità a coloro che ancora non avevano l’allacciamento alla rete elettrica. Era la “musica d’accompagnamento”, così come loro la definiscono quando hanno banchetti e ricevimenti. La musica non poteva mancare – sottolineano loro - per una festa degna di essere chiamata festa. C’era stato, infatti, l’ultimo giorno dell’anno e a seguire il primo dell’anno. Un doppio motivo, quindi, per far festa. Il che significa – per molti uomini e giovani – ubriacarsi, e la musica non poteva mancare. Sentivo un genere di musica e mentre camminavo e andavo avanti iniziavo ad ascoltarne un’altra che si mischiava con la precedente, poi – poco più avanti – ecco un’altra musica il cui volume era più assordante e si sovrapponeva alla precedente che andava scomparendo al mio passo dopo passo. Si sentiva la musica provenire da tutte le parti, sembrava quasi che nascesse dalle foglie e dalle sterpaglie. Così come il verde degli alberi si confondeva con quello delle siepi, allo stesso modo le differenti musiche si mischiavano e si confondevano le une alle altre fino a sovrapporsi e a farsi ascoltare da coloro che abitavano nelle vicinanze. Quel giorno non esisteva la solita quiete invidiabile che altre volte passando per la stessa strada apprezzavo.

All’ombra degli alberi, sparpagliati qua e là, si notavano alcuni tavoli con qualche bottiglia… ma c’era nessuno a consumare quanto era rimasto, se qual’ora ci fosse ancora qualcosa da terminare. Sembravano i resti di una festa consumata, ma coloro che avevano festeggiato non si vedevano. A quell’ora del pomeriggio – pensavo tra me - non potevano stare in casa e sopportare il caldo che il tetto in lamiera avrebbe causato all’interno. Si stava meglio all’aperto e all’ombra degli alberi, a meno che… non fossero a riposare.

Giunsi alla casa dell’anziana vedova, nonché catechista e devota della Madonna, animatrice e responsabile del nucleo San Giovanni Battista. Altre due anziane erano con lei per una vicendevolmente compagnia. Erano felici di incontrarmi e meravigliate nel vedermi arrivare a piedi. Ero sudato e con la camicia bagnata. Ma in poco tempo, il piacevole vento e il caldo estivo l’avrebbe asciugata. Dopo i saluti e gli scambi di auguri vovó Ruth (nonna Ruth) all’ombra di un grande albero mi offrì il “lanche” per il quale mi aveva invitato, e consisteva in pollo fritto e patatine fritte, una fanta e – alla fine – una fetta di torta che aveva fatto preparare il giorno precedente dalla figlia. Mentre stavamo parlando non si poteva non ascoltare le differenti musiche che attorno a noi si sentivano e si sovrapponevano le une alle altre. Non si sapeva quale ascoltare, ne si poteva – volendo – ascoltarne una in particolare. Formavano un tutt’uno caotico, infastidivano, imperversavano e - incontestate da nessuno - facevano ascoltare il loro vasto e differenziato repertorio. L’anziana signora mi disse che la “musica d’accompagnamento” alla festa era iniziata nel pomeriggio del giorno precedente e per tutta la notte e per tutta la mattinata stava continuando senza alcuna interruzione. In questo modo obbligavano ad ascoltare anche coloro che non avrebbero voluto sentire. Sembrava una opportunità di emancipazione e di vanto, come un gareggiare per mostrarsi l’un l’altro superiore e non essere di meno nei confronti del vicino. Era un modo per salutare l’anno ch’era giunto al suo termine e accogliere l’inizio del nuovo e – come dicono loro – per uscire bene e per entrare bene.

1 gennaio 2011

La puntualità

Il giorno seguente era domenica e la mattina dovevo recarmi ad Hobjana. Quando giunsi al batelão c’erano già alcune macchine ad attendere di attraversare il fiume. Nonostante queste, con la prima attraversata del batelão potevo anch’io essere traghettato dall’altra parte, non per recarmi alla spiaggia come coloro che di buon mattino si erano messi in movimento, ma per raggiungere la cappella della comunità dove mi attendevano per la celebrazione della Messa. Il sole faceva già sentire il suo calore e il sereno prevedere una bella e calda giornata. Dopo una decina di minuti avevo scelto di lasciare il caldo all’interno della macchina e ripararmi all’ombra di un albero. Già si sudava.

Alcuni villeggianti che in macchina erano in attesa di attraversare il fiume, mentre già stappavano la bottiglia della birra, nonostante erano solo le sette del mattino, mostravano il baule pieno di ogni conforto che in quel giorno di vacanza il loro stomaco avrebbe beneficiato. Un’altra macchina che era davanti a me aveva le portiere spalancate per far passare aria e – nel frattempo – faceva sentire la musica, faceva supporre che avevano uno stereo e delle casse amplificanti di buona qualità. Sul piazzale non si poteva non sentire quella musica, poi – come é loro abitudine – il volume deve essere al massimo. La macchina più avanti, invece, era tutta chiusa con le persone che all’interno si erano addormentate col motore acceso. Pensai che stavano godendo il fresco dell’aria condizionata e che era bene tener chiuso anche i finestrini. Dall’altra parte del fiume si vedeva una lunga coda di macchine che anch’esse aspettavano di attraversare per tornare da questa parte. Sul batelão non c’era ancora nessuno dell’equipaggio di servizio e nemmeno era arrivato qualcuno di loro. Eppure erano quasi le otto e il loro servizio doveva iniziare alle sei e mezza. Era la mattina seguente alla festa di fine e inizio anno. Quella mattina la prima attraversata era iniziata alle otto e trentacinque. Se avessi parcheggiato la macchina sul piazzale e avessi subito attraversato il fiume con la barca del pescatore e raggiunto a piedi la comunità – come quando mancava il batelão per la manutenzione che necessitava – a quell’ora avrei potuto già iniziare la celebrazione, invece… solo a quell’ora (otto e trentacinque) salivo con la macchina sul traghetto per andare dall’altra parte..

Quando arrivai nella comunità, nella cappella c’erano già tutti coloro che quella domenica avrebbero partecipato alla celebrazione della s. Messa. Ero notevolmente in ritardo. E, anche se l’ora approssimativa della celebrazione della s. Messa era già superata, stavano pazientemente aspettandomi. Nonostante tutto, oltre a non conoscere l’ora del mio presumibile arrivo, nessuno si era allontanato a causa del mio ritardo. L’ora della celebrazione era fissata per le otto circa ed io ero arrivato alle nove e un quarto. La maggior parte di loro non avevano l’orologio e solo alcuni sapevano l’ora del mio arrivo. Pur tuttavia guardando il sole e l’ombra degli alberi sapevano del mio notevole ritardo.

Quando ritornai dalla comunità – dopo averla incontrata - e arrivai in prossimità del fiume per attraversarlo e tornare a Marracuene, una lunghissima coda - che non avevo mai visto negli anni precedenti - mi obbligava a fermarmi molto distante dal fiume e aspettare il mio turno. Decisi subito di parcheggiare la macchina al lato della strada, recarmi a piedi al batelão - che stava arrivando da questa parte carico di macchine e di persone - attraversare il fiume con il traghetto e a piedi tornare alla missione. Mentre tornavo a piedi, contai le macchine in attesa che avrebbero traghettato prima di me e considerai il tempo di andata e ritorno per ogni attraversata del batelão. Giunsi a prevedere che il tempo d’attesa che avrebbe provato la mia pazienza sarebbe stato dalle tre alle quattro ore. Avevo fatto bene tornare a piedi e non rimanere sotto il sole tutto quel tempo, anche se quando arrivai alla missione sembravo uno che avesse attraversato il fiume a nuoto talmente ero fradicio dal sudore. Il giorno dopo prima che facesse sera, tornai a piedi al di là del fiume a riprendermi la macchina. Sul piazzale oltre il fiume e ai lati della strada si assisteva ad una grande quantità e mucchietti di bottiglie di vetro vuote lasciate per terra lungo tutto il tratto dove avevano atteso in coda. Considerando la quantità di bottiglie vuote ben visibile, si poteva pensare che avevano avuto moltissima sete, che avevano atteso per molto tempo e che nel frattempo il caldo aveva fatto sudare il contenuto con il quale si erano dissetati.

2 gennaio 2011