Un sorprendente fascio di luce

 

Era talmente una giornata serena che l’azzurro intenso del cielo si confondeva all’orizzonte con il colore del mare. Il mio sguardo si perdeva sull’immaginabile separazione tra cielo e mare, e non si stancava di guardare tanta meraviglia naturale. Il cielo era senza nuvole. Il sole regnava sornione e faceva sentire il suo calore settembrino, pari al sole primaverile del mese di aprile italiano. Era gradevole il suo calore sulla pelle, che veniva accarezzata da un piacevole vento. Alle mie spalle si sentivano voci di donne e bambini provenire dall’ombra di verdi foglie che vestivano gli alberi, le palme e i cocchi, che mascheravano le capanne degli abitanti di quella terra. Una vegetazione lussureggiante rendeva vivace il verde che lasciava intravedere qua e là con qualche pennellata un chiaro marrone dei tronchi e le foglie secche delle palme con le quali erano formate le abitazioni. Davanti a me il mare era molto calmo e le onde sembravano accarezzare la bianca sabbia.

Ero seduto in riva al mare e sedevo per terra. Ammiravo la baia e le parole del salmista mi ricordavano quanto è grande il nome del Signore su tutta la terra, opera delle sue mani. Grazie a Lui, il sole sorge per i buoni e per i meno buoni, per i giusti e per gli ingiusti. Riguardo a quest’ultimi, nella mia mente tornava il ricordo della brutta esperienza di quella notte di qualche giorno fa. Erano trascorsi alcuni giorni, ma quelle immagini non si erano cancellate. Tanto volevo allontanarle e quanto più ritornavano come fotogrammi nella mente. Mi sembrava di rivivere quegli attimi. Pareva che fosse avvenuto poco fa.
Quella notte faticavo a prendere sonno. Ero andato a riposare tardi e nonostante l’intensa giornata di lavoro ero sveglio. Tra me pensavo al giorno appena terminato che corrispondeva all’anniversario della prima professione religiosa, otto di settembre, natività della Beata Vergine Maria. Da un paio d’ore stavo sì riposando, ma il profondo sonno ancora tardava a venire. Quand’ecco che alla tenda – che copriva la finestra e oscurava l’interno della camera e impediva alla luce lunare di chiarire la mia stanza – un fascio di luce – simile a quello di una torcia – veniva puntato su di essa e si muoveva come se volesse scrutare tutto attorno. Tra me pensai che fosse la nostra guardia notturna in sopra luogo. Poi ricordai che quella notte non era in servizio, ma di riposo. Chi poteva mai essere? Poco dopo sentii un rumore non ben identificato e simile a qualcosa che avesse sbattuto contro qualcos’altro. Tale rumore di una frazione di secondi mi fece rapidamente alzare la testa dal letto per carpire meglio cosa fosse successo e da dove fosse provenuto. Rimasi per qualche attimo con la testa alzata ma, dopo quest’ultimo, nessun altro rumore si sentì. Non sapevo cosa avesse causato quel rumore, simile quasi a un botto, e da dove provenisse. Né sapevo darmi spiegazione a cosa fosse dovuto. C’era silenzio, non si sentiva – dopo quel rumore – nient’altro. Ritornai a porre la testa sul letto. Nuovamente un altro rumore, di minore entità rispetto al precedente, mi fece nuovamente rialzare la testa, sempre per carpire meglio cosa fosse successo e da dove fosse provenuto. Ma anche questa volta rimasi senza spiegazioni. Non sapevo identificare tale improvviso e inaspettato rumore. Nuovamente era tornato il silenzio, dopo quel breve istante che aveva disturbato la pace e la tranquillità alle due della notte. Riposi la testa sul letto e ripresi la posizione per riposare. Mentre per la mente passavano interrogativi relativi a cosa fosse successo, da dove fosse provenuto quel rumore, cosa avrebbe causato tale rumore, a cosa potesse assomigliare quel rumore … vidi un fascio di luce simile a quello di una torcia direzionarsi su di me, mentre lentamente la porta della mia camera si apriva. Rialzai la testa dal letto per rendermi conto se fosse vero o no. Non volevo credere a quanto stavo assistendo, ma era proprio la luce di una torcia che direzionata su di me mi abbagliava. Non volevo pensare che fosse nelle mani di una persona che stava per entrare in camera mia in punta di piedi e senza far alcun rumore. Volevo convincermi che non fosse vero quello che stavo pensando, invece, corrispondeva al vero che era accompagnata da un’altra persona, che nel buio si vedeva entrare come una sagoma tutta nera. E poi un’altra, e a seguire una quarta. Mi resi conto della sorprendente e indesiderata realtà alle percosse che ricevetti da alcuni di loro, mentre gli altri mi tenevano immobile sul letto impedendomi di muovermi, di alzarmi … e nel frattempo – con una carabina puntata – mi esortavano a consegnare loro i soldi che avevo.

Ero seduto per terra in riva al mare. Apprezzavo quanto mi circondava, la luce che rendeva i colori vivi e sgargianti, ma negli occhi tornava il buio e il nero di quelle sagome umane che con forza e violenza mi sorpresero. Gustavo ora la possibilità di respirare aria fresca e frizzante a pieni polmoni, anche se provavo dolore per alcune costole incrinate. Mi sembrava di sentire ancora le loro mani sulla bocca che mi impedivano di gridare. Per alcuni giorni rimasero i lividi sul corpo e sul volto. L’occhio gonfio e nero non mi impediva di apprezzare l’incantevole paesaggio della baia di Maxixe, dove trascorsi alcuni giorni lontano da Marracuene per distrarmi e per non ritrovarmi negli ambienti tanto familiari quanto ora carichi di tristi ricordi, che non avrei mai pensato di provare e di vivere.

La causa è di essere bianco. L’uomo bianco – in Africa – indica per loro la differenza e un di più. L’uomo bianco è da loro considerato più istruito, più intelligente, meglio vestito, possiede di più, ha più possibilità, ha più soldi … e i soldi sono stati la causa dell’assalto armato di quella notte.
Maxixe, 12 settembre 2004